di Paolo Turella, durante il viaggio a Calcutta nel marzo 2012.
Arriviamo a Calcutta di prima mattina, stanchi e frastornati come lo si può essere dopo un viaggio notturno che ti catapulta dall’inverno europeo al clima caldo e umido del nord-est indiano. La trasferta dall’aeroporto dura più di un’ora: siamo incappati nell’ora di punta, ma il lento progredire del pullmino nel traffico pulsante della metropoli ci consente di familiarizzare con i colori e i suoni dell’India, un mondo così diverso dal nostro ma, al tempo stesso, così ricco di fascino e suggestioni uniche.
All’arrivo nella sede di CINI ci attende Samir Chaudhuri, fondatore e responsabile dell’associazione. Ci dà un caloroso benvenuto e ci mette subito a nostro agio. Già molte domande ci si affollano alla mente: vorremmo sapere di lui di come è nata CINI e in quali ambiti opera, ma la stanchezza ha il sopravvento, ed è opportuno concedersi qualche ora di riposo nelle camere già predisposte per noi. Avremo modo di recuperare la sera successiva, quando Samir si intratterrà volentieri con noi e si presterà gentilmente al “fuoco di fila” delle nostre domande.
Già il giorno dopo vivremo momenti particolarmente toccanti: visiteremo la scuola di Netunhat, dove CINI supporta un progetto di attività pre-scolastiche (conosciamo, ad esempio, un gruppo di ragazze che CINI aiuta nel reinserimento, dopo essere state costrette dalle famiglie ad un precoce abbandono scolastico), ma, soprattutto, ci spingeremo nei villaggi, e avremo così modo di incontrare di persona le madri e i bambini destinatari dei contributi dell’adozione a distanza.
La settimana di permanenza in India prevede anche un’interessante parentesi naturalistica: per due giorni, infatti, ci trasferiamo nel Sundarbans, un’ampia regione a cavallo tra India e Bangladesh, alla foce del fiume Gange. Qui si trova la più vasta foresta di mangrovie al mondo, habitat ideale per molti animali selvatici, tra cui la rara e famosa tigre del Bengala. Non saremo così fortunati da incontrare il temibile felino, ma avremo comunque l’opportunità di saturare le memorie delle nostre fotocamere, riprendendo coccodrilli, varani e uccelli, alcuni dei quali dai colori davvero originali.
Nei giorni che seguono il nostro rientro a Calcutta, abbiamo modo di vedere da vicino come opera CINI: un’importante occasione in tal senso ci viene offerta il giovedì, giorno in cui è aperto l’ambulatorio pediatrico per le visite ordinarie. Già di prima mattina i genitori si accodano con i propri piccoli in paziente attesa: le visite si svolgono secondo una procedura rigorosa che prevede una prima analisi del peso e statura del neonato (per rilevare eventuali problemi di denutrizione), quindi una visita del medico pediatra, e infine la fornitura dei farmaci, se prescritti. Nostra guida d’eccezione è Samir stesso, che ci spiega tutto ciò con il tono calmo e rassicurante di sempre, mentre ci addentriamo nella colorata e multiforme folla delle madri che, incuriosite dalla nostra presenza, ci sorridono e mostrano con orgoglio le proprie creature. L’intera mattinata basta appena per visitare anche il piccolo ospedale e la fabbrica di Nutrimix, un composto realizzato per fornire ai neonati un equilibrato apporto nutrizionale e ridurre così il rischio di malattie derivanti da scompensi alimentari.
Ma CINI opera anche in altri settori, e rimango sorpreso nel venire a conoscenza di quanti ambiti e progetti coinvolgano direttamente l’associazione. A CINI ASHA, ad esempio, declinazione urbana dell’organizzazione, gli operatori svolgono un importante compito nel fornire aiuto e prima accoglienza ai molti ragazzi che vivono in strada: si tratta spesso di bambini e adolescenti abbandonati o in fuga da situazioni familiari di disagio estremo. Vivremo momenti particolarmente commoventi, quando, mescolandoci ai giovani ospiti dei “Night Shelters”, ci faremo contagiare dai sorrisi e dalla loro sorprendente e spontanea voglia di vita.
Troppo presto la settimana giunge al termine, e sebbene per noi l’esperienza indiana prosegua con un viaggio nel Tamil Nadu, è giunto il momento di lasciare Calcutta e ringraziare Samir, con il quale rimaniamo d’accordo di rivederci non appena passerà da Verona.
Ci rimarranno i ricordi di un’esperienza umana fuori dal comune e se, come diceva S. Agostino, il mondo è come un libro, resta la consapevolezza di rientrare in Italia avendone letto una pagina importante.