Due anni dopo l’orribile stupro di gruppo e l’omicidio di una studentessa a Nuova Delhi, gli abusi sessuali nei confronti delle donne continuano ad essere la più grande vergogna dell’India, a quanto dicono i giornali.
Lo stupro di gruppo di una studentessa di medicina di 23 anni in un bus il 16 dicembre 2012 aveva scatenato intense proteste in tutto il paese, che avevano portato alla formazione di severe leggi anti stupro.
Il padre della vittima però lamenta che nulla è cambiato dal brutale attacco a sua figlia di due anni fa: “Niente in India è cambiato. Tutte le promesse e le leggi fatte dai nostri ministri si sono rivelate superficiali”, afferma al giornale The Times of India in riferimento ad un recente caso di stupro nella capitale.
‘Una classe politica patriarcale’
I giornali affermano che la mentalità della classe politica ‘patriarcale’ nel paese risulta essere incompatibile con i diritti delle donne.
Il giornale DNA puntualizza che il resoconto della Commissione di Verma, riunitasi dopo il 16 dicembre 2012 per rivisitare le leggi sui crimini contro le donne, punta il dito sul “governo, sulla polizia e anche sul pubblico, per la sua indifferenza verso le questioni legate al genere”.
Dopo lo stupro di gruppo a Delhi, il rapporto di 630 pagine è stato completato in 29 giorni e presentato al governo il 23 gennaio 2013, che alla fine ha portato alla promulgazione di nuove leggi anti-stupro.
Il giornale afferma che “le proposte della Commissione per rendere lo stalking e il voyeurismo crimini punibili per legge” hanno portato ad un dibattito in parlamento dove alcuni legislatori maschi avrebbero fatto “dichiarazioni palesemente sessiste”.
La giornalista Pamela Philipose scrive nel The Indian Express che “al momento, appare chiaro che le proposte più radicali della Commissione sono state messe in un angolo”.
“Oggi – aggiunge – non ci sono molti parlamentari che si riferiscono alla relazione o si mostrano consapevoli delle sue raccomandazioni”.
L’editorialista Ranjona Banerji ha scritto che “nonostante gli stupratori e gli assassini del caso del 16 dicembre 2012 siano stati giudicati dal sistema giudiziario, la questione della sicurezza delle donne è ancora appesa ad un filo”.
Chiedendosi cosa è stato imparato dal 2012, afferma che “nella mente di alcuni l’onere per la sicurezza e la sanità delle donne spetta esclusivamente a loro stesse”.