Rubia è una donna non udente madre di quattro figli, un maschio e tre femmine anch’essi con problemi uditivi. Nel corso di un sondaggio condotto nel 2012, la famiglia di Rubia è stata identificata dagli operatori di CINI.
La donna si è dimostrata fin da subito molto attiva sia all’interno del progetto, partecipando a tutte le riunioni e i corsi di formazione, che nello svolgere i duri compiti che il ruolo di madre spesso comporta. Avendo perso il marito l’anno precedente, lei era infatti l’unico membro della famiglia che guadagnava un salario lavorando come domestica. Il suo magro stipendio, di 6000 rupie al mese (80 euro circa), se ne andava per metà nell’affitto della piccola casa in cui viveva sola con i figli. Per sfamarli era solita portare a casa per cena gli avanzi di cibo delle abitazioni in cui lavorava, mentre il personale e i volontari di CINI la aiutavano a raccogliere cibo e vestiti per tutta la famiglia.
Un giorno purtroppo Rubia si è ammalata, e a seguito di un controllo presso il Chittaranjan Medical College, le è stata diagnosticata l’epatite. La malattia, ad uno stadio molto avanzato, ha indotto i medici a consigliarle di prendersi una pausa dal lavoro. Dopo aver assunto una soluzione salina per via endovenosa, Rubia ha deciso comunque di non rimanere in ospedale, per non lasciare soli i suoi bambini.
In poco tempo la sua condizione è però peggiorata in maniera drastica, tanto da spegnerla cinque giorni dopo essere stata ricoverata in ospedale, lasciando soli i quattro figli. Alcuni parenti lontani si sono presi cura di loro, ospitandoli e facendo sì che osservassero i quaranta giorni di allontanamento dalla comunità previsti dalla tradizione. A quel punto sembrava che la loro separazione fosse inevitabile, ma l’idea di dividerli non sembrava la scelta migliore in un momento così delicato e ravvicinato alla perdita della madre. Consci di questo fatto, gli operatori di CINI hanno cercato di convincere i parenti a tenerli uniti, possibilmente in una struttura di accoglienza gestita dal governo. La famiglia non era affatto convinta della soluzione proposta, e ha chiesto a CINI di non interferire. Nonostante la poca collaborazione da parte dei parenti, CINI ha visitato le sorelle regolarmente e ha continuato a cercare di convincere la famiglia, ottenendo alla fine il loro consenso.
Ottenuto il beneplacito dei parenti, lo staff di CINI si è operato al fine di far ospitare i bambini nella Missione Sarva Shiksha a Calcutta, ma i responsabili della casa hanno respinto la domanda a causa della mancanza di servizi per non udenti. Non vedendo altre alternative, gli operatori di CINI si sono risolti ad accoglierli nelle case rifugio gestite da CINI, dove il personale qualificato sarebbe stato in grado di assisterle in maniera adeguata.
Attualmente la figlia maggiore ha lasciato la Scuola Comunale di Calcutta dopo il IV anno e frequenta il nostro centro giovanile di Topsia per la formazione professionale. Il figlio di sedici anni studia in una scuola residenziale di Kerala e le altre due bambine, una di otto anni, e l’altra di sei, studiano alla Monu Memorial School, rispettivamente nelle classi II e I.
I bambini sono insieme e al sicuro. Nonostante siano passati pochi mesi dalla morte della madre, i quattro fratelli riescono a vedere un futuro sereno di fronte a loro. Rubia ha lasciato un grande vuoto nella loro vita, ma collaborando con CINI ha dato loro la possibilità di proseguire con le proprie vite.