Bobita vive in uno slum con i genitori e un fratello minore. Le condizioni economiche della famiglia sono sempre state molto precarie, suo padre guida un risciò e sua madre fa la domestica per diverse famiglie.
All’età di 13 anni la ragazza viene coinvolta nel programma SABLA, lanciato dal governo indiano nel 2012 con lo scopo di elevare le condizioni socio sanitarie delle più giovani. Bobita fu inserita nel programma e mostrò grande entusiasmo frequentando in maniera costante tutti i corsi formativi, laboratori e iniziative previsti. Grazie al SABLA la ragazza era venuta a conoscenza dei matrimoni precoci, delle conseguenze e degli aspetti legali che ne derivano. Nonostante la consapevolezza della ragazza, qualcosa cambia qualche anno dopo. Bobita si innamora di un ragazzo più grande di lei e decide di sposarsi. I problemi, purtroppo, non tardano ad arrivare. Suo marito si dimostra subito violento e irascibile. Un girono accade il peggio, al rifiuto da parte Bobita di chiedere un aumento della dota alla sua famiglia, l’uomo reagisce in maniera brutale picchiandola e ferendola con un coltello. Bobita, al sesto mese di gravidanza, perde il bambino. Una volta dimessa dall’ospedale con il supporto dei suoi genitori riesce ad avviare le pratiche del divorzio e a vedere la fine di quella tragica situazione. Bobita è tornata a casa e ha ripreso ad andare a scuola, il suo impegno all’interno del programma SABLA si è consolidato diventando una formatrice. La sua missione è quella di raccontare la sua storia, di mettere in guardia le più giovani e di essere un esempio per tutte le adolescenti che vivono nel suo quartiere.