“Era la prima volta per il gruppo, ma a dir la verità era la prima volta anche per me!
Eh sì, era la prima volta che accompagnavo un gruppo a visitare e a toccare con mano il lavoro di CINI a Calcutta.
Di quante prime volte è fatta la nostra vita? E ce le ricordiamo proprio tutte? Io sarò sincero, no. Così come non mi ricordo le mie prime volte a CINI.
Come si fa, direte voi che ci siete già stati, a non ricordarsi la prima volta a CINI? I volti, le mamme, il dolore e la gioia, gli occhi dei bimbi, il bagno di gente, i sapori, i colori, i suoni, l’aria carica di tutto, il rimanere accecati dalla luce del giorno ma nel cuore immaginare il buio terribile delle notti in stazione, i mille sorrisi, i profumi… IN-DI-MEN-TI-CA-BI-LE!
Eppure è così, non mi ricordo nulla.
E questo mi costringe a tornare su passi antichi per riscoprire e sorprendermi ogni volta di quanto sia grande il lavoro di CINI.”
Nonostante non fosse la prima volta per me in India e tanto meno a Calcutta, mi sono trovato in una situazione impensabile fino a poco tempo prima: accompagnare un gruppo e scorrazzarlo su è giù per la città, entrando nel mondo dove CINI opera e toccando con mano gli effetti che questo lavoro può avere e ha sulla comunità.
Non vi nascondo che è stato impegnativo, non per il gruppo di dieci ardimentosi che sono stati impeccabili nel sopportare il caldo bengalese e il sottoscritto, ma perché volevo che tutto andasse bene, perché mi sarebbe piaciuto che cogliessero il calore della gente, perché volevo riuscire a far vedere loro il bello che io vedo in CINI, quello che mi stupisce, mi affascina e mi coinvolge ogni volta che torno.
E così ci siamo ritrovati dentro agli slum a toccare decine di mani di bimbi curiosi, in mezzo a villaggi fatti di fango e paglia ma soprattutto di donne con sari colorati e bambini con occhioni neri, a osservare i medici che controllano e curano le mamme e i loro piccoli affamati, a giocare con bambini di strada dentro angoli nascosti delle stazioni, a ballare con bimbe bisognose di tutto ma piene di calore e di sorrisi per ognuno noi e tanto, tantissimo altro ancora. E lì, in tutti questi posti, in mezzo a tutta questa gente CINI c’era!
Il viaggio è stato bello, bellissimo. Gli operatori di CINI, alcuni ormai amici, sono stati bravissimi nel prenderci per mano accompagnandoci dentro ai mondi più incredibili che si possano immaginare e aiutandoci a capire, a leggere i segnali vitali e a farci integrare, per quanto possibile, nella “terribile e stupenda” realtà indiana in particolare quella di Calcutta.
Non siamo stati i protagonisti, anche se delle volte poteva sembrare, ma grazie a CINI siamo stati spettatori consapevoli e responsabili.
Grazie CINI!
Claudio Trabucco