Pooja ha 13 anni. Vive da 4 anni alla stazione di Siliguri con suo padre e la sorella minore di 10. La madre è morta alla nascita della sorella minore.
Quando lo staff di CINI comincia a lavorare presso la stazione di Siliguri, nota subito la presenza di Pooja. Dopo averla tenuta d’occhio per qualche settimana, lo staff ha notato che Pooja trascorre la maggior parte del tempo da sola, anche la notte, gironzolando e commettendo qualche furtarello per la stazione. I negozianti e i facchini alla stazione sono soliti provare ad avvicinare Pooja, risultando spesso molesti e inopportuni.
Lo staff decide così di parlare col padre di Pooja, per provare a convincerlo e permettere a sua figlia di studiare e di spostarsi in una stanza in affitto. Nessuno dei due consigli viene nemmeno preso in considerazione. Come se non bastasse, Pooja spesso si sente male, è fragile e debole. Suo padre dice che é affetta da tubercolosi. Proprio per questo motivo, CINI organizza diversi incontri con Pooja, la quale in seguito viene convinta a lasciare il padre per spostarsi per un breve periodo alla casa rifugio di CINI a Siliguri. In poco tempo, i test medicinali rivelano che Pooja é positiva all’HIV.
Il padre era a conoscenza del suo stato ma non ha mai voluto confidarlo allo staff di CINI poiché Pooja é una fonte di guadagno per lui, per questo non vuole lasciarla andare. Vista l’alta vulnerabilità, CINI si è assicurato che Pooja resti in una casa rifugio per un lungo periodo, seguita da medici specializzati e in compagnia di altri bambini e bambine come lei che la facciano sorridere e la aiutino a recuperare l’infanzia perduta.